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Storia di Villefort

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Storia di Villefort

Storia di Villefort 1Nelle pieghe del tempo, dove la storia sussurra attraverso le pietre, si erge Villefort, o Villa Montisfortis, uno scorcio di medievalità annidato nel cuore pulsante della Lozère. Un tempo, le sue terre risuonavano degli echi di un'attività agricola romana, oggi persa nelle nebbie della storia. Un castello, fiero e maestoso, dominava il borgo, come un guardiano di pietra che sovrastava il cammino di Régordane.

Immaginate un sentiero, più di una semplice strada, un'arteria vitale che, nel Medioevo, tesseva un legame tra il Basso Linguadoca e l'Alvernia. Serpeggia sinuoso attraverso colline e valli, portatore di storie, vita e commercio. I mulattieri, questi viaggiatori senza tempo, vi facevano danzare i loro passi, trasportando olio, vino e sale, essenze della vita quotidiana. I pellegrini, anime in cerca di fede e redenzione, vi camminavano verso Saint Gilles, lasciando dietro di sé preghiere e speranze.

Storia di Villefort 2Il destino, capriccioso, ha abbandonato il cammino di Régordane nel XIV secolo, preferendo le acque del porto di Marsiglia e le fiere di Lione. Ma i segni del suo glorioso passato rimangono, scolpiti nella pietra: solchi, testimoni silenziosi dell'incessante balletto dei carri, sono ancora visibili, cicatrici indelebili tra il Thort e la Molette, e vicino a Saint-André-Capcèze.

Queste tracce sono il racconto di un'epoca passata, un legame tangibile con i nostri antenati, un promemoria che, sebbene gli imperi cadano e le epoche si susseguano, alcune testimonianze del passato rimangono, eterne e immutabili.

Nel 1668, Froidour, l'emissario di Colbert, percorse il cammino di Régordane, questa vena commerciale e spirituale che pulsava tra Alais e Langogne. Villefort, come un cuore pulsante, si trovava al crocevia dei sentieri, un punto nevralgico dove i destini si incrociavano.

Nel cuore della Lozère, Villefort si erge, testimone silenzioso dei tumulti della storia. Nelle sue strade, gli echi delle guerre di religione risuonano ancora, ricordando l'assedio del 1629 da parte di Henri de Rohan. La rue de la Bourgade, un tempo infiammata dal fervore ugonotto, porta le cicatrici del fuoco sacro. Le mura che cingevano il borgo nel XVII secolo sono crollate sotto il peso degli anni, le loro porte crollarono tra il 1808 e il 1813, come per aprire una nuova era.

Odilon BarrotLa rivoluzione ha lasciato il segno, con stemmi martellati, simboli della rivolta contro l'Ancien régime. Sulla place du Portalet, una croce si erge, memoriale dell'Abbé Hilaire, prete refrattario giustiziato nel 1794. La Grande Guerra ha portato via molti figli di Villefort, i loro nomi incisi nella pietra del monumento della place du Bosquet. La popolazione, diminuita del 15%, testimonia la profonda cicatrice lasciata dal conflitto.

Villefort, culla di Odilon Barrot, illustre uomo di Stato ed erudito, fiorisce al crocevia dei mondi: là dove le Cevenne scistose abbracciano gli altipiani granitici, là dove il calcare del paese vauséen racconta le sue storie millenarie. Fino alla Rivoluzione, ha condiviso il suo destino con la Diocesi di Uzès, ma la sua anima ha sempre danzato al ritmo del Gévaudan.

Storia di Villefort 3Situato a 605 m di altitudine, il villaggio si è sviluppato lungo il cammino di Régordane in una strada unica, costituita dalle attuali rue de l'Eglise e rue de la Bourgade. All'epoca in cui le ruote dei carri non potevano calpestare la Régordane, i muli erano le navi del commercio, portando sulle loro spalle il vino del Vivarais e le speranze degli uomini. Nel 1812, duecento di questi fedeli compagni attraversavano quotidianamente Villefort, testimoni muti di un'epoca passata.

Quando Vialas, ricca di piombo argentifero, offriva le sue viscere alla luce, era a Villefort che il prezioso minerale trovava rifugio, in una fonderia brulicante di vita e attività. Più di duecento anime vi lavoravano nel 1813, prima che il soffio industriale trasportasse la fonderia verso Vialas stessa nel 1827, segnando così la fine di un capitolo e l'inizio di un altro nella storia intessuta di Villefort.

Storia di Villefort 4A partire dal 1865, la compagnia P.L.M (Parigi-Lione-Marsiglia) ha istituito la linea che oggi percorre il treno "le Cévenol" collegando Clermont-Ferrand a Marsiglia via Alès e Nîmes. Fattore di disinserimento, è un vantaggio per le città della Lozère situate sul suo percorso. Nascono nuovi mestieri, come: dipendente della P.L.M durante la costruzione della linea o spedizioniere di prodotti locali, come la castagna della valle della Borne. Ma la scomparsa dei convogli di muli ha colpito l'attività economica, in particolare gli artigiani e gli albergatori.

Al crepuscolo del XIX secolo, Villefort si risveglia sotto il regno benevolo della castagna, questa regina delle Cevenne che nutre uomini e bestie con i suoi frutti abbondanti. La castanicoltura, intessuta nella quotidianità degli abitanti, detta il ritmo delle stagioni con il suo ciclo ancestrale. All'ora in cui il sole tramonta, i raccoglitori si riuniscono, celebrando il raccolto in un rituale di brousillade, dove le castagne danzano sulle braci, esalando il loro profumo boschivo nella notte calante.

Il tempo, scultore eterno, ridisegna incessantemente il paesaggio. I castagneti, un tempo orgoglio della regione, sono abbandonati o sacrificati per l'estrazione del tannino. Malattie spietate, come l'inchiostro e l'endothia, si accaniscono sugli alberi, condannandoli al silenzio.

Storia di Villefort 5Ma la speranza, come una fenice, rinasce dalle sue ceneri. Una nuova era si profila, portata dalla ricerca dell'eccellenza e dal riconoscimento dell'Appellation d'Origine Contrôlée. I produttori di castagne, sentinelle di questo patrimonio, si impegnano in una rinascita, forgiando un futuro in cui la castagna ritroverà il suo antico splendore.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Villefort, sotto l'occupazione tedesca, diventa la culla di una fiera resistenza. I maquisards, ombre irraggiungibili delle montagne, combattono con accanimento per la libertà della loro terra.

Storia di Villefort 6L'artigianato, prezioso retaggio del Medioevo, fiorisce fino all'alba dell'era industriale. L'estrazione del minerale di piombo offre un'alternativa alle terre agricole, e una fonderia si erge, simbolo di un progresso nascente. Ma il XX secolo assiste all'esodo rurale, portando con sé l'essenza dei mestieri di un tempo.

La rue de Rome conduce alla cappella Saint Jean, o Gleisetto, santuario dei pellegrini di un tempo. Più a nord, la cappella Saint-Loup-et-Saint-Roch veglia sul lago, luogo di pellegrinaggio e devozione, dove le anime in cerca di protezione invocano ancora i santi Luigi e Rocco.

Il lavatoio di granito, con i suoi bacini gemelli, evoca gli echi delle lavandaie, i loro canti e i loro dolori mescolati al mormorio dell'acqua. Il ponte Saint-Jeau, con le sue arcate slanciate, attraversa il fiume Palhères, testimone muto delle epoche passate.

Il mercato di Villefort, istituito dal 1511, rimane un luogo di vita e scambio. Le fiere, un tempo floride, attiravano le folle, e oggi i mercatini dell'usato e i mercati artigianali continuano a far vibrare il cuore della città. Villefort, con le sue viuzze intrise di storia e i suoi edifici secolari, è un compendio vivente del passato, uno spazio in cui ogni pietra sussurra una leggenda, un luogo fuori dal tempo in cui i racconti di un tempo ci vengono narrati all'orecchio.

 

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