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La chiesa di Notre-Dame de Thines

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Immersa nel cuore delle Cevenne, la chiesa di Notre-Dame de Thines è uno dei migliori esempi di arte romanica dell'Ardèche. Costruita nel XII secolo in un luogo selvaggio e isolato, sorprende i visitatori per la raffinatezza della sua architettura e la qualità delle sue decorazioni scultoree. L'edificio si distingue per l'uso di pietre dalle diverse tonalità, che fondono arenaria grigia e calcare chiaro in un'armonia cromatica unica. Il suo portale monumentale, ornato da colonne scolpite che rappresentano gli apostoli, testimonia un'influenza diretta dei grandi progetti edilizi della Valle del Rodano. All'interno, la purezza delle linee e l'altezza della navata creano un'atmosfera di serenità che invita alla contemplazione per i pellegrini. Il monumento è stato classificato monumento storico nel XIX secolo, riconoscendone così l'eccezionale valore nonostante le sue modeste dimensioni. La maestosa scalinata che conduce all'ingresso sottolinea l'importanza simbolica di questa chiesa, che domina il piccolo villaggio con le sue strette vie di granito e scisto.

La Chiesa di Thines in Ardèche (Auvergne-Rhône-Alpes)

La Chiesa di Notre-Dame di Thines 1Quando il giorno dopo, racconta la leggenda, i lavoratori scalarono la montagna, grande fu la loro sorpresa nel non trovare più le pietre e gli strumenti che avevano lasciato il giorno prima. Cosa erano diventati?... A lungo cercarono senza riuscire a scoprire nulla, quando uno di loro li notò dall'altra parte del torrente che mugghia ai piedi della montagna, sulla cima di una roccia, nel luogo occupato oggi dalla chiesa e dal villaggio di Thines. Cinque volte di seguito questo strano fenomeno si ripeté, e i costruttori, stanchi di lottare contro un potere soprannaturale che si prendeva gioco dei loro progetti, vennero a costruire la chiesa proprio nel luogo che la volontà di Dio, così chiaramente manifestata, aveva loro indicato. Questa volta non furono più turbati nei loro lavori, e in meno di un anno, in questa regione scoscesa e selvaggia come un paesaggio di quel grande pittore chiamato Salvator Rosa, apparve un edificio religioso dalle proporzioni eleganti e piene di armonia.

La Chiesa di Notre-Dame di Thines 2La chiesa di Thines, sulla quale, in una relazione speciale, ho chiamato l'attenzione e la cura del signor ministro dell'interno, e che sarà, ne sono certo, in un futuro non lontano, classificata tra i monumenti storici, presenta un carattere di unità e di simultaneità che si incontra raramente in egual misura negli edifici religiosi del medioevo. In generale, nelle costruzioni di questo tipo che appartengono a quest'epoca, ogni secolo che è passato ha marcato con il suo sigillo le diverse parti che li compongono. Piccola, ma graziosa nel suo insieme, questa chiesa è stata necessariamente concepita da un'unica intelligenza e realizzata da una sola volontà. Sembra che sia stata fusa tutta in un unico stampo.

L'undicesimo e il dodicesimo secolo sono, nel sud della Francia, il culmine dell'architettura religiosa. L'orrore causato dal cupo avvicinarsi dell'anno mille aveva, se non fermato del tutto, almeno rallentato il movimento dell'arte nel secolo successivo. Severi, oscuri e spogli, i monumenti carolingi erano l'espressione fedele dell'epoca del ferro durante la quale erano stati edificati. Un cambiamento completo di carattere e di stile distingue i monumenti successivi. I rapporti tra Oriente e Occidente, interrotti dalla barbarie feudale dei successori di Carlo Magno, rinascono più numerosi e più seguiti nell'undicesimo secolo. Le guerre dei Normanni in Sicilia, in Puglia e in Grecia, infine le crociate, naturalizzano in Europa e soprattutto in Francia le arti e la letteratura di queste belle e poetiche regioni orientali, dove brillavano ancora gli ultimi raggi di una civiltà morente. L'opera di rigenerazione, già così felicemente iniziata, si sviluppa, e con i primi anni del dodicesimo secolo, la Francia vede il suo suolo coprirsi come per incanto di queste magnifiche basiliche romane, che tutte le splendidezze del periodo gotico non hanno mai potuto cancellare nelle nostre province meridionali.

La Chiesa di Notre-Dame di Thines 3La chiesa di Thines deve ovviamente essere rivendicata dall'arte bizantina. Solo essa l'ha ispirata, concepita e elevata. In presenza di questa opinione espressa in modo così chiaro e categorico, che fine fa la tradizione troppo leggermente accettata e accreditata nel paese, che attribuisce la fondazione di questa chiesa al papa Urbano V?... Questo papa viveva in un'epoca in cui lo stile gotico, giunto al suo massimo punto di perfezione e di fama, mostrava ovunque le meraviglie abbaglianti della sua architettura, ed è ragionevole pensare che se fosse stato il vero fondatore di questa chiesa, avrebbe richiesto il piano e affidato l'esecuzione a un architetto formato nelle nuove nozioni dell'arte?

La Chiesa di Notre-Dame di Thines 4Guillaume de Grimoard, nato a Crisac, diocesi di Mende, fu eletto papa con il nome di Urbano V il 27 settembre dell'anno 1362. Semplice abate di San Vittore, a Marsiglia, quando i voti del conclave si orientarono su di lui, non dimenticò mai il suo caro abba, come lo chiamava. L'aveva ristabilito in uno stato fiorente, e gli continuò fino all'ultimo respiro la sua alta e onnipotente protezione. Questo ricordo custodito con pietà nei luoghi dove erano trascorsi pacificamente i primi anni del suo sacerdozio da questo papa, che, secondo Petrarca, censore così rigoroso e spesso così ingiusto dei papi francesi, non trovò, durante tutta la durata del suo pontificato, nessuno che avesse da lamentarsi del suo governo o delle sue maniere, ha potuto fino a un certo punto autorizzare coloro che hanno creduto benevolmente che avesse, prima di diventare abate di San Vittore, ricoperto le umili funzioni di priore di Thines, a pensare che la chiesa di questo nome non fosse altro che un monumento destinato da Urbano V a perpetuare la memoria dei giorni felici che aveva trascorso in questo priorato.

Sfortunatamente, tutte le probabilità si uniscono per togliere a questa supposizione anche le apparenze stesse di verosimiglianza. Guillaume de Grimoard apparteneva a una delle famiglie più antiche e più illustri del Gévaudan, e in quell'epoca, in cui il clero, allora splendidamente composto, non si reclutava tra le più povere e oscure classi della popolazione delle nostre campagne, e non portava come oggi, nel santuario, uomini pieni di virtù e di zelo evangelico senza dubbio, ma troppo spesso, ahimè! privi di quell'educazione familiare che non sostituiscono mai gli insegnamenti insufficienti e incompleti del seminario, di quella intima conoscenza del mondo e di quel perfetto tatto così necessari al sacerdote che ha la custodia delle anime, nelle città soprattutto, un uomo con un simile nome non avrebbe certamente iniziato la carriera ecclesiastica dal modesto priorato di Thines. A tali soggetti erano riservati la porpora romana, gli onori episcopali o tutto, almeno la dolce e molle inattività di un'opulenta abbazia.

La Chiesa di Notre-Dame di Thines 5Allora, mi direte, a chi dobbiamo attribuire la fondazione di questa chiesa? Potrei rispondervi che la vostra curiosità assomiglia quasi a indiscrezione e tirarmi così fuori dall'imbarazzo; ma preferisco confessarvi ingenuamente che su questo punto sono incapace di fornirvi spiegazioni soddisfacenti. L'unica cosa certa è che un simile edificio, in un luogo simile, isolato e perduto, non può essere stato costruito che da una potente volontà unita a immense risorse. È a un alto barone che è tornato in grazia con la Chiesa, o invece, è a una comunità religiosa che lo dobbiamo?... Sarei tanto più propenso ad accogliere quest'ultima supposizione, poiché intorno alla chiesa ho notato, che si estendeva fino ai bordi del dirupo, delle macerie di costruzione la cui destinazione monastica non mi sembra per un solo momento dubbia. C'era quindi un monastero abbastanza ricco per far costruire una chiesa. Ma a quale ordine apparteneva questo monastero?... A quale epoca ha cessato di esistere?... Quali cause hanno portato alla sua rovina?... Tripla domanda a cui la tradizione, che ho interrogato con attenzione nei luoghi stessi, non dà la minima risposta.

La Chiesa di Notre-Dame di Thines 6La chiesa di Thines è costruita a forma di basilica con una sola navata. La sua lunghezza è di venticinque metri; la sua larghezza, di otto metri e quaranta due centimetri. La costruzione è regolare e di media grandezza, ma composta da pietre di diverse nature. Le frisi, i capitelli e in generale tutte le parti lavorate dell'edificio sono in arenaria molto fine che hanno dovuto essere cercate a lungo, poiché questa varietà di pietre non si trova nel paese; il resto della costruzione è in arenaria grossolana; solo le fondazioni hanno preso i loro materiali dalle pietre scistose, che si trovano in grande abbondanza nei luoghi stessi.

Come in molte chiese della stessa epoca, la porta è collocata all'estremità del lato destro della navata. Quattro contrafforti poco sporgenti, o piuttosto quattro pilastri incorporati, sostengono ognuno dei muri laterali esterni. Nella parte superiore di questi muri, tra i contrafforti, regna una piccola arcata le cui basi sono sostenute da modiglioni scolpiti a forma di bocche di animali, sfere, piante grasse di varietà diverse. Sopra l'arcata si estende un cordone di rombi in rilievo; infine, sopra i rombi e immediatamente sotto i versanti del tetto, si nota una serie di queste figure tanto care al capriccio della decorazione bizantina. Ognuna delle pietre dell'ultimo strato ha ricevuto una di queste figure: si tratta ora di piccoli cilindri, sfere, fiori, ovuli geminati; ora di foglie di prezzemolo o di piante grasse, vasi e utensili di varie forme; e infine di animali domestici o figure che fanno smorfie. Questa triplice fascia scolpita circonda anche l'abside esterna, dove prende più larghezza per l'interposizione, tra l'arcata e i rombi, di una doppia serie di piani inclinati angolari, disposti a scacchiera. Tra le basi dell'arcata, si scorge nell'abside una mezza luna in concavità, di parte grigia rossa e bianca.

La Chiesa di Notre-Dame di Thines 7Il portale a tutto arco, davanti al quale si erge, al centro di una piccola piazza, una colonna sormontata dalla figura della Vergine che tiene il bambino Gesù tra le braccia, il che sembra indicare che questa chiesa è stata, fin dalla sua origine, posta sotto l'invocazione della Madre di Dio, è elevata su un gradino di otto scalini. Un colonnina prismatica di marmo grigio sostiene un lintello di arenaria fine, spezzato in tre parti. Questo lintello è coperto per tutta la sua lunghezza da un bassorilievo che rappresenta l'ingresso trionfante di N.S. Gesù Cristo a Gerusalemme, l'ultima cena e il tradimento di Giuda.

È prima di tutto Gesù Cristo montato su un'asina accompagnata dal suo asinello, e seguito dai suoi discepoli che portano palme verdi in mano. Sotto la porta della città santa, che appare affiancata da due torri rotonde, sulla cima di una delle quali brilla, in ricordo delle crociate, un emblema fiorito, si trova, seduto davanti a un tavolo, un uomo che, a quanto pare, non è altro (la cassa piena di monete, che si trova accanto a lui sul tavolo, sembra almeno annunciarlo) che l'incaricato della riscossione del diritto di passaggio. Poi viene l'ultima cena. Gesù, in piedi in mezzo ai suoi discepoli, che ha riunito attorno a sé la vigilia della sua passione, rompe il pane e istituisce il sacramento dell'eucaristia. Il tradimento di Giuda occupa l'estremità del bassorilievo. Un gruppo di soldati, guidati da questo indegno discepolo, catturano il Salvatore che lui indica con il dito. Questo bassorilievo, trattato con sufficiente comprensione e gusto, si distingue per alcune qualità di disposizione e di disegno che non offrono allo stesso grado le produzioni scultoree di questo periodo remoto. Un'iscrizione latina, in lettere maiuscole chiare e regolari, spiega ogni episodio del bassorilievo al di sotto del quale è collocata. Questa iscrizione, che si sviluppa su una sola e lunga linea, ma a cui mancano diverse lettere, le cui assenze devono necessariamente essere integrate, è formulata come segue:

INGREDENTE DOMINO HIEROLOSIMAM CIVITATEM :
DVO CENAT X PTS IVDAS SIBI PREPARATVS :
ORE DATIS SIGNIS REX TRADITVR FILIVS HOMINIS :

La Chiesa di Notre-Dame de Thines in Ardèche 8Quattro archivolti a pannelli quadrati avvolgono il portale. Le loro discese poggiano su un'imposta sporgente a rami d'acanto. Intorno al primo archivolto regna un nastro piatto seminato di billlette, cilindri e mulles.

Questo portale, in un'epoca che non si può precisare, ha dovuto subire una riparazione fatta, peraltro, con intelligenza. Le due statue ornate da nimbo, che oggi sono incastonate nel timpano, e quella posata in uno degli angoli del portale, servivano un tempo senza dubbio per la decorazione del coro e forse del vecchio altare. Il bas-relief che funge da architrave doveva avere anche un'adeguata destinazione, perché aggiungendo alla sua lunghezza attuale quella che comportano le aggiunte che si è obbligati a fare all'iscrizione per completarne il senso, si nota facilmente che le sue dimensioni primitive superavano la lunghezza del portale.

La posa di queste tre statue, sebbene un po' costretta, non ha però quella rigidità egiziana che caratterizza la maggior parte delle opere contemporanee. I ricami e gli ornamenti non sono gettati sui vestiti con la profusione ordinaria del cattivo gusto bizantino; l'insieme infine non manca né di vita, né di movimento, né persino di grazia ed eleganza. Evidentemente, queste tre statue non erano sole. Dovevano essere in numero di dodici e rappresentare i dodici apostoli.

La Chiesa di Notre-Dame de Thines in Ardèche 9A sinistra del portale, su una delle facce laterali del primo contrafforte, si distingue una data, certamente molto interessante, ma talmente rozza, che c'è impossibilità materiale a ricomporre il millesimo. Il grès purtroppo non ha la durezza del granito, e le impronte che gli conferisce il chiodo dell'operaio non resistono eternamente all'azione mortale del tempo.

Il campanile non deve nemmeno ottenere una semplice menzione, tanto è poco in armonia con il resto dell'edificio. Si compone di un piccolo muro elevato sopra il tetto e perforato da tre aperture arcuate, di cui una è stata distrutta, qualche anno fa, dal fulmine. Un cattivo scalone, fatto grossolanamente e dopo, ci conduce. L'abside è esternamente ornata da quattro colonne inglobate, con capitelli istoriati, che poggiano esse stesse immediatamente su quattro pilastri slanciati e poco sporgenti, coperti per tutta la loro lunghezza di rombi o di steli di edera. Questi pilastri hanno come punto di partenza la stretta cornice di un basamento che, come loro, offre poco spessore.

La muraglia laterale destra è perforata, tra i contrafforti, da due finestre arcuate. L'abside ne ha quattro. I chiavi sono decorati con un cordone cavo dove si stagliano in rilievo muselli e billette. Tutte queste finestre sono a doppio archivolto angolare o a forma di toro. L'apertura centrale è lunga e stretta. Le colonnette che le decoravano sono in parte scomparse. L'interno della chiesa è semplice, ma grazioso. La volta, senza nervature, è adornata da due archi doppio, appoggiati direttamente su sottili colonne inglobate nei pilastri che continuano gli archi doppio. I capitelli di queste colonne, come quelli di tutto l'edificio, presentano i caratteri distintivi del periodo bizantino e sono caricati di figure bizzarre, di piante grasse, di personaggi biblici e di animali fantastici. Le navate hanno come ornamento grandi archi murati. Nessuna apertura esiste sul lato sinistro della chiesa. Il coro stesso è privo della quinta finestra che, alla sua estremità laterale sinistra, sarebbe stata necessaria per la sua regolarità.

Il coro è meno alto e meno largo della navata, sulla quale forma un leggero rientro. Negli angoli si ergono due colonne dello stesso stile di quelle della navata, ma meno sviluppate. Una cornice carica di teste di morto, muselli e fiorellini, corre circolarmente attorno all'abside, all'altezza delle colonne.

La Chiesa di Notre-Dame de Thines in Ardèche 10La volta a botte dell'abside presenta, su tutta la sua superficie, larghe bande concentriche regolarmente formate da strati alternati di grès rosso e bianco. Questa ornamentazione appare in tutte le parti dell'edificio: copre il fusto delle colonne della navata, si arrotonda intorno agli archivolti, irradia sulle pareti arcuate delle finestre, si adorna delle mezzalune dell'arcatura, si alza sulle colonne e i pilastri dell'abside. Al portale la ritroviamo ancora, ma con meno regolarità rispetto alle altre parti della chiesa.

La Chiesa di Notre-Dame de Thines in Ardèche 11È impossibile non vedere in questa ornamentazione particolare un ricordo molto vivo dell'architettura orientale. Come nel Basso Impero, come in tutto l'Oriente, come nella parte d'Italia e della Francia stessa che ha più particolarmente, nel medioevo, imitato il Basso Impero, questi due colori, rosso e bianco, sono posti nella stessa maniera che nella chiesa di Thines, con l'unica differenza che qui il marmo sontuoso è sostituito dalla modesta pietra di grès. I monumenti bizantini di Costantinopoli, le moschee del Cairo, le cattedrali di Como e di Genova, il teatro di Mandoeuvre, in Franche-Comté, e alcuni monumenti romanici del sud della Francia e dell'Alvernia soprattutto, testimoniano la giustezza della nostra ostinazione.

Non c'è traccia di sacrestia nella chiesa di Thines. Coloro che si occupano di archeologia sanno che nessuna sacrestia è stata rilevata nelle chiese, salvo che nelle chiese cattedrali, prima della fine del XVI secolo.

Il fondo dell'edificio, di fronte al coro, è illuminato da una piccola rosone o piuttosto un'apertura scavata al centro di un arco murato a volta allungata. Sotto questa apertura, in direzione del portale, si distinguono, sigillati nel muro, i resti di due console in ferro, destinate a sostenere un seggio, e tra l'estremità inferiore dell'apertura e le console, a altezza di appoggio, si vede un foro cilindrico, una sorta di condotto auditivo praticato nello spessore della muratura, che comunicava dall'interno con l'esterno. Questo seggio era forse quello del priore che, dal fondo dell'abside, il suo posto ordinario, sarebbe stato, per un capriccio strano che nulla potrebbe spiegare e meno ancora motivare, spostato e trasportato in questa parte remota della chiesa?... o al contrario, questo seggio così posato accanto a questo foro cilindrico, il cui uso non ha mai potuto essere spiegato, indicherebbe il posto che occupava, all'interno del santuario, il sacerdote che riceveva la confessione dell'excomunicato o del lebbroso?.... Queste sono solo supposizioni, supposizioni gratuite forse, e che non azzardo se non tremando. L'ultima, tuttavia, mi sembra abbastanza ragionevole da poter essere accettata senza troppe ripugnanze.

La Chiesa di Notre-Dame de Thines in Ardèche 12Quando l'excomunica colpiva un fedele, veniva subito denunciato ai veri credenti come un uomo impuro da cui bisognava allontanarsi, sotto pena di incorrere nelle censure della Chiesa e di compromettere per sempre la salvezza della sua anima. Il santuario gli era impietosamente chiuso, e otteneva il diritto di rientrare solo dopo aver dato garanzie moltiplicate e pubbliche del suo pentimento e della sua pietà. Il portico era la parte esterna della chiesa dove gli era permesso di stare mentre i fedeli, riuniti all'interno, assistevano alle funzioni divine e si nutrivano di ciò che si chiama, in linguaggio mistico, la parola di Dio. Era lì che il sacerdote veniva a sentirlo in confessione, lì che riceveva, alla presenza della folla riunita, la lettura del breve pontificale che lo sollevava dall'excomunica che era stata lanciata contro di lui. Non troviamo forse nella celebrazione religiosa dei matrimoni misti qualcosa che ci ricorda questa riprovazione esterna che circondava il povero excomunicato?... Questi tipi di matrimoni venivano benedetti solo alla porta della chiesa, e ancora oggi, non è ai piedi degli altari, ma nella sacrestia che vengono celebrati. In alcuni diocesi, quello di Lione tra l'altro, il matrimonio è benedetto, è vero, nella chiesa, ma quello dei due futuri sposi che è cattolico prende posto solo nel coro, mentre l'altro, quello che è protestante, si tiene nella navata.

La Chiesa di Notre-Dame de Thines in Ardèche 13L'impurità del corpo era, agli occhi della Chiesa, altrettanto orribile quanto quella dell'anima. Il lebbroso veniva ignominiosamente cacciato dal tempio, e ogni rapporto, se non spirituale, almeno fisico, gli era severamente vietato con gli altri uomini. L'accesso al portico gli era persino negato. Le esalazioni fetide, che si sprigionavano dalle sue ferite sempre aperte, avrebbero potuto far scoppiare improvvisamente la contagione tra la folla che entrava ed usciva dalla chiesa.

Questo modo di comunicare così dall'interno con l'esterno, mediante un'apertura praticata nel muro di un edificio, non è, d'altronde, né insolito né nuovo. Ho visto a Venezia, nel vecchio palazzo ducale, questa meraviglia concepita da tre artisti di genio, Calendario, Bartholomeo e Sansovino, lungo i muri delle oscure carceri che occupano l'alto e il basso di questo colossale edificio, i piombi e i pozzi; ho visto ad Avignone, nel vecchio palazzo dei papi, aperti all'altezza dell'uomo, nelle prigioni del santo ufficio, dei fori quadrati attraverso cui il sacerdote riceveva la confessione del poveretto che stava per essere colpito dalla spada della giustizia secolare o religiosa.

Nel concludere questa monografia la cui forma ha conservato, malgrado me, la secchezza e l'aridità di un resoconto archeologico ufficiale, devo far notare che il muro dell'abside della chiesa di Thines ha ceduto sotto il peso della volta ed è crepato in due punti. Riparazioni considerevoli diventerebbero presto necessarie se non vi si portasse un pronto rimedio. Quanto al presente, basterebbe probabilmente un buon ripristino e la consolidazione di alcune pietre. Ho richiesto con la massima insistenza fondi per questo scopo, e ho tutte le ragioni di sperare che la mia richiesta sarà presa in seria considerazione dall'uomo distinto che presiede con una sollecitudine eminente artistica alla manutenzione e al restauro dei nostri monumenti nazionali.

Sono venuto tutto d'un fiato e senza fermarmi da nessuna parte da Saint-Laurent-lès-Bains a Thines; ma è poco presumibile che io possa percorrere con la stessa rapidità la distanza che mi separa da Chambonas, un villaggio incantevole dove non dovrò purtroppo mai più ritrovare l'uomo amabile e benevolo che mi faceva sempre, con una così franca e gioiosa cordialità, gli onori della sua magnifica dimora. Per raggiungere la strada dipartimentale che corre sulla cima delle creste aguzze della montagna, bisogna salire dritto davanti a sé, per almeno un'ora, e, sebbene l'ospitalità che si trova all'osteria di Peyre sia poco invitante, ci si accontenta volentieri, tanto è rude e difficile l'ascensione lungo questo stretto sentiero costellato di pietre scistose che si rompono e scivolano sotto i piedi, e scavato da profonde orme prodotte dalle forti piogge che devastano e desolano queste contrade così agresti e dimenticate. di Ovide de Valgorge. Ricordi dell'Ardèche

 

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